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Il volume segue le orme del cavaliere errante Armidoro, protagonista, nei primi anni del Seicento, di tre poemi milanesi: "La risorgente Roma" di Giovan Ambrogio Biffi, "I giuochi di Marte" del veneziano Giovanni Soranzo, e il vasto "Armidoro", dello stesso autore. Il poemetto in tre libri "I giuochi di Marte", descrizione di una giostra cavalleresca, si chiude con un indice dei personaggi che presero parte agli armeggiamenti con nomi di fantasia. Scopriamo così che sotto le spoglie di Armidoro c'è lo stesso destinatario dell'opera: il conte di Sale Francesco d'Adda. La ricostruzione della biografia di Giovanni Soranzo, autore poliedrico a lungo trascurato dagli studi letterari, descrive un'esistenza nomade, trascorsa all'insegna della precarietà; mentre sono stati recentemente accertati dagli storici del teatro e dell'arte i legami che il poeta strinse con i protagonisti degli ambienti culturali di Genova e Firenze. All'inizio del 1606 Soranzo giunse a Milano, dove rimase per circa sei anni al servizio del conte d'Adda, che desiderava essere immortalato in un poema come novello Ruggiero. Al centro del lavoro è l'analisi dell'"Armidoro", condotta attraverso l'individuazione di fonti letterarie e cronachistiche. Tra i sostenitori dell'epopea tassiana, ma affascinato dalla fervida immaginazione ariostesca, Soranzo realizzò con il suo "Armidoro" un curioso esempio di continuazione dell'"Orlando furioso" contaminata da diffuse citazioni della "Gerusalemme", e, caso singolare, scelse di collocare le vicende narrate in epoca contemporanea. L'elemento eroico, strettamente connesso al motivo encomiastico, ci permette di rintracciare, all'interno del poema, una complessa rete di rapporti tra gli artisti, i letterati, i teatranti, i musici e i nobili più influenti del periodo. Tra i nomi più ricorrenti è quello del cardinale Federico Borromeo, la cui riforma culturale si lega alla scelta, da parte di Soranzo, di eleggere il mago Artasse, rappresentante di tutti i protestanti d'Oltralpe, come principale nemico di Armidoro.