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L'autore pone al centro dell'indagine le lezioni accademiche composte tra gli anni '60 del Cinquecento e la prima decade del Seicento, nelle quali emerge con maggior evidenza il carattere collettivo del sodalizio. Nella fase iniziale, che corrisponde all'incirca al periodo 1561-1590, gli Insensati si dedicarono principalmente a plasmare la loro identità etica e letteraria. Nei discorsi accademici essi illustravano da un lato il significato del termine "insensato", che nella "medolla" veniva a definire un uomo libero dai sensi e dato alla contemplazione, e dall'altro disciplinavano le forme iconiche e letterarie in cui doveva realizzarsi questa condivisa «insensataggine». L'inclinazione verso temi più strettamente filosofici divenne preponderante nella successiva fase di maturità dell'accademia (1590 ca.-1608), la cui attività venne disciplinata dalla sapiente guida di Cesare Crispolti. Questo rinnovato atteggiamento portò con sé una curiositas nuova, che diede vita ad una produzione più aperta, pronta ad accogliere una grande varietà di temi mondani, letterari, etici, e a dare maggior spazio alla dimensione retorica della conoscenza.