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Perché mai, dopo sessantasei anni dallo scioglimento (1947) del Partito d'Azione, può interessare ricapitolarne la storia, definendolo un "arcobaleno" nella democrazia italiana? Perché si trattò della più alta e luminosa espressione democratica dell'antifascismo e del postfascismo, con l'esplicita rivendicazione di una "rivoluzione democratica", e perché la sua dissoluzione fu l'effetto di contrasti ideologici interni e di un insuccesso elettorale. "Arcobaleno" per la sua luminosità e per la sua brevità, con una "presenza" postuma ancora oggi percepibile nella violenta denigrazione e nell'aspra polemica storiografica che le destre contemporanee non risparmiano agli azionisti, divenuti invece protagonisti di una stagione particolarmente felice del Partito Repubblicano Italiano (anni Ottanta) e in altre formazioni politiche di sinistra democratica. Se quell'"arcobaleno" avesse continuato a splendere, di certo l'Italia non sarebbe precipitata nell'abisso berlusconiano.