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Le "industrie creative" - non tanto come insieme di ambiti produttivi, quanto come modalità di relazionarsi al lavoro e all'attività - sono al centro del discorso dominante che incoraggia tutte le componenti sociali a sviluppare abilità pro-attive e creative. Tra retoriche di 'womenomics' e auto-attivazione delle risorse, tra professionalità e meritocrazia, i soggetti sono chiamati a immedesimarsi e auto-posizionarsi in un campo di intenti e aspirazioni interiorizzato che costituisce l'identità precaria dell'essere umano neoliberale. Soggetti che esperiscono la precarietà negli interstizi di dispositivi omologanti di misurazione/valutazione/formattazione, che connettono mondi diversi del lavoro della conoscenza quali la finanza, l'informatica, la formazione e la ricerca, le attività comunicative e artistiche. Questo secondo volume del progetto editoriale "Mappe della precarietà" offre un insieme di contributi incentrati su tali cruciali questioni, a partire da casi empirici che descrivono condizioni di lavoro precario della conoscenza, alla luce delle rappresentazioni dei soggetti stessi.