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L'avvio di una catalogazione prosopografica di quella schiera di cultori della scrittura che convenzionalmente raccogliamo sotto il nome di copisti assume qui una cronotopia quattrocentesca e bolognese, per l'ovvia centralità della città felsinea, sede del più prestigioso Studio europeo, negli itinerari dei libri manoscritti ivi esemplati, legati certo all'incipiente umanesimo locale d'età bentivolesca, ma anche alla pratica amanuense di uno scriba non bolognese o assai spesso non italiano, di passaggio come studente o come professionista della penna ospitato da un committente dentro le mura, ma poi responsabile della circolazione dei testi copiati molto al di là delle mura. Nell'intreccio ricchissimo di informazioni erudite che il mare magnum della scrittura quattrocentesca diffusa nelle biblioteche europee e americane offre, si è deciso poi di accostare al catalogo prosopografico l'elenco numericamente rilevante dei manoscritti esemplati a Bologna, ma privi di firma dichiarata del copista.