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«C'è qualcosa di tribale e prelogico nella nuova raccolta di Luigi Balocchi, Coeur Scorbatt: una forza innata che parte dalle viscere e arriva dritta al cuore per ferire la realtà dal dentro e denunciarla, decomponendola in fonemi secchi come fosse atomo, sostanza minima. Il centro d'indagine del libro gravita in basso, sotto le acque del Ticino, salvifiche solo in parte, e si diffonde nello spazio e nel tempo come un virus che agisce destrutturando le cose e privandole di luce in un intorno che è terra di nessuno. È da qui che emerge il fatto poetico e mischia lo stridore di una realtà deformata e l'ineffabile del vissuto. Tale emersione necessita di una lingua prima per essere nominata, un sistema linguistico ancestrale nel suo farsi e disfarsi...» (Dalla Prefazione di Ivan Fedeli)