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La "Montagna magica" (o incantata nelle precedenti traduzioni italiane) è il romanzo di Thomas Mann in cui i temi medici ricorrono con maggior frequenza e profondità. Le vicende di cui si narra si svolgono, infatti, in un sanatorio di montagna, nei sette anni immediatamente precedenti allo scoppio della prima guerra mondiale (1914). Il saggio che qui proponiamo analizza i numerosi aspetti medici presenti nel libro di Mann, mantenendoli, per quanto possibile, nel contesto entro cui erano stati collocati, in modo da non cancellare completamente i loro nessi narrativi. Questa analisi può essere ricondotta a tre aspetti. Anzitutto: in quale modo è percepita la malattia da chi la vive e la soffre? Come una condizione umanizzante o disumanizzante? Come una possibile via alla conoscenza? In secondo luogo: in quale modo la malattia modifica gli atteggiamenti psicologici del malato e quale aiuto, a meglio comprenderli, possono venire dagli scritti di Freud? E, infine: rispetto ai problemi più strettamente medici, fino a che punto le idee e i concetti espressi da Mann sono in accordo con la letteratura scientifica dell'epoca? Emergono così la profondità della riflessione sulla malattia soggettivamente vissuta e patita offertaci da "La Montagna magica", la grande vicinanza, per non pochi aspetti, tra il pensiero di Mann e quello di Freud, e la particolare competenza del romanziere sui temi della medicina. Anche se i messaggi di cui si è detto provengono da un mondo ormai scomparso, essi mantengono buona parte del loro interesse per gli uomini e per i medici di oggi.