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La filosofia, come ogni produzione culturale, ha la sua storiografia, ricca di metodologie e tecniche di indagine consolidate, ma il suo passato non si lascia trattenere entro i limiti di una conoscenza che lo mantenga "con puntelli di ferro" ancorato al suo tempo. Non si tratta solo del succedersi di interpretazioni di pensatori vissuti secoli o millenni or sono: il passato della filosofia riemerge per comprendere il presente. Così, per comprendere il "nichilismo" del Novecento, può essere più efficace il ritorno ai Presocratici che la lettura di un testo di scienze umane. Ci si può volgere al passato allo scopo di gettar luce sulla trama di relazioni concrete nel cui tessuto è sorto un pensiero filosofico, per ricostruire i "fatti" che, nella loro necessità dell'essere accaduti, hanno costituito il pensiero filosofico. Ma si può, in filosofia, ritornare al passato ritrovandovi possibilità di pensiero non successivamente sviluppate o "inattuali" rispetto ai propri tempi e, a partire da queste, costruire la comprensione del proprio presente storico. Questo libro ricostruisce quarant'anni di un dibattito che, attorno a queste questioni, si è sviluppato in Italia dal secondo dopoguerra alla metà degli anni Ottanta: non è un esercizio del tutto inutile la considerazione di quel recente passato, dei suoi esiti e delle sue possibilità non realizzate, che, forse, non cessano di "pesare" sul presente della filosofia italiana.