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Rosvita, la prima drammaturga del nostro teatro occidentale agli albori dell'anno Mille, Juana Inès de la Cruz, monaca messicana del Seicento, poeta e prima femminista del Nuovo Mondo, la scrittrice neozelandese Katherine Mansfield e la poeta lombarda Antonia Pozzi. Quattro donne vestite di spazio, visibili e trasparenti soltanto nei loro cuori messi a nudo, che parlano con le loro voci come in un dialogo drammatico o in un monologo. Pur lontane tra di loro nel tempo, presentano la differenza femminile, sono donne che hanno pensato e ragionato da sole, libere e forti, a volte leggermente arroganti, a volte radicali o intransigenti ma tutte visitate da tragedie o dolori. Quattro donne che si incontrano in modo simbolico, che fanno parte della storia senza mai incontrarsi direttamente ma solo con il pensiero, un pensiero luminosissimo che ha arricchito il mondo. Il loro viaggio, affascinante e profondo, dentro o fuori la soglia, è stato allo stesso tempo terrestre e celeste, chiaro e cupo, bianco e nero, canto e controcanto, inebriato nello spazio dell'autonomia e della libertà, della conoscenza e della poesia.