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La mostra Impressioni d'Oriente ripercorre la profonda fascinazione che il Giappone ha esercitato sulla cultura occidentale tra il 1860 e il 1900, a partire dalla scoperta delle stampe giapponesi operata dai pittori impressionisti francesi, approfondendo poi il ruolo dei viaggiatori occidentali, collezionisti e intellettuali nella creazione di un clima culturale nel quale sboccerà prepotente l'amore per gli oggetti artistici e di artigianato che le Esposizioni Universali fanno arrivare per la prima volta in Europa, dando il la a una vera ossessione per l'esotico estremo-orientale. Ampio spazio viene dato al Giapponismo italiano, con opere di De Nittis e Segantini, Michetti e Galileo Chini, nell'ambito del quale non risulta meno importante l'apporto di collezionisti come Enrico Cernuschi e il conte Giovanni Battista Lucini Passalacqua, la cui raccolta è attualmente parte delle collezioni del Mudec, sede perfetta per ospitare la rassegna. I saggi in catalogo approfondiscono puntualmente i temi principali connessi a questo nuovo gusto, mettendo in luce come, attraverso il Giapponismo, la cultura europea dialogava con se stessa. In fondo, come scrisse Oscar Wilde, "l'intero Giappone è pura invenzione".