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La scienza è ormai diventata "strana" e "gaia". Perché 'strana'? Perché ormai ben lontana dal modo comune e medio di pensare (in ciò la sua 'stranezza', la sua estraneità rispetto al senso comune medio), perché, stante la lezione che viene da Popper, da Heisenberg e da tanti altri, essa è ormai pensata come incapace di offrire verità definitive, a differenza di quanto comunemente e illusoriamente si pensa. Ma perché anche 'gaia'? Perché secondo Nietzsche essa è finalmente libera dal peso tremendo della verità oggettiva, misurabile in modo definitivo, libera dell'ossessione terrificante dell'orthotes, dall'incubo e dal peso della 'precisione assoluta'. Gioiosa perché libera di attribuire importanza all'immaginazione ragionevole nel costruire ipotesi e congetture. Gioiosa perché riscopre il senso del mistero ben oltre il ripetitivo e l'usuale quotidiano, e ammette l'esistenza dell'imprevedibile (anche se non rinuncia mai a tentare previsioni - non profezie - quanto più probabili o verosimili). Ed ecco allora la ragione di questo libretto, che intende offrire una rapida ricognizione riguardo a quei momenti salienti del percorso intellettuale attraverso cui l'attività scientifica è ormai divenuta gaia e 'artistica'.