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Carlo Chenis (1954-2010) pone la riflessione sull'arte e sulla bellezza al centro del proprio impegno teoretico. Alla ricerca del "proprium" del linguaggio artistico, individua la verità dell'opera d'arte nella sua autenticità, ovvero nella sua compiutezza ontologica. L'opera d'arte è interpellata innanzitutto come un ente e poi come un manufatto, con forte tenore ontologico; l'opera viene interrogata poi in quanto parola, discorso, trasformazione significante della materia, espressione di significato, apertura verso l'infinito, in un percorso gnoseologico così profondo da coinvolgere l'intera filosofia, e nel quale la sensibilità contemporanea, sollecitata dalla fenomenologia e dalla ermeneutica, trova espressione nell'impianto teoretico di spessore tomista. Chenis interroga con il metodo della filosofia anche l'opera d'arte sacra, nel tentativo di capirla entro l'orizzonte ontologico e antropologico in cui si collocano tutti i fenomeni umani, senza tuttavia ridurre lo spessore del sacro, predisponendo anzi un'armoniosa apertura verso la conoscenza per Fede.