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Di fronte al divorzio tra parola e realtà, causato dalla crisi della cultura occidentale e giunto a consapevolezza nel Decadentismo, si pone la linea denominata "antinovecento", categoria all'interno della quale sono compresi poetiche e scrittori assai diversi che hanno cercato di superarne il distacco oppure di ripristinare, sia pure in maniera personale, la fiducia in una parola capace di "dire" il mondo. Giuliano Ladolfi non teme, come nel caso di Saba e di Pavese, di scardinare "luoghi comuni" che passati di manuale in manuale hanno condizionato l'intera critica letteraria. Secondo un'originale prospettiva vengono "rilette" le opere di Rebora, Betocchi, Caproni, Scotellaro, Pasolini, Fortini, Penna e Bertolucci, cui si affiancano i poeti delle cosiddette "linea lombarda" e "linea romana".