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Accorgersi all'improvviso della presenza di uno sconosciuto in casa, che invece è un famigliare; non riconoscere luoghi ben noti; meravigliarsi di situazioni solite, prese per nuove; avere ricordi non ben collocati nel tempo; non riuscire a comprendere il tempo passato. Ecco alcuni dei sintomi del terribile morbo di Alzheimer che Vittorina ci fa conoscere, con i suoi racconti a voce (l'autrice parla più che scrivere!); lei ci fa entrare nella terribile realtà dei malati per i quali non c'è nessun rimedio miracoloso, tranne l'affetto; per i quali non c'è nessuna guarigione tranne la considerazione, per i quali non c'è nessuna speranza, tranne il sorriso. Ecco, allora, che Vittorina cerca di dare ai malati affetto, considerazione e sorriso per cercare di lenire i gravi affanni da cui sono afflitti; contemporaneamente l'autrice indica la strada da percorrere a tutti quelli che hanno a che fare con persone, che vivono una dimensione intellettuale e spazio-temporale diversa. Vittorina ripete in ogni racconto le tipicità che accomunano i malati di Alzheimer: svegliarsi senza riconoscere chi dorme con loro; non riconoscere la casa; non riconoscere le persone; non riconoscere le situazioni, come se volesse dire: "attenti, di fronte a queste stranezze improvvise e ripetute di qualche vostro famigliare, cominciate a pensare al terribile morbo e come fare per gestirlo!".