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Il libro è ispirato al periodo in cui l'autore è stato rinchiuso nel Gulag, uno degli ultimi condannati nella storia sovietica. «Sono stati gli anni migliori della mia vita» racconta con ironia ma anche con verità, perché aggiunge: «il KGB si è dato un gran daffare per riunire in un solo posto un gruppo di persone eccezionali». Ovviamente i prigionieri del Gulag furono, anche negli ultimi anni del regime sovietico "ammorbidito" dalla perestrojka, vittime della fame, delle celle d'isolamento, delle punizioni, ma ciononostante riuscirono a combattere l'assurdità del sistema di oppressione in mille modi. Organizzavano corsi di lingue antiche, inventavano macchine per diliscare il pesce (!), discutevano della possibilità o meno di costruire un comunismo "buono", organizzavano gare gastronomiche in condizioni di estrema penuria alimentare...