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Nel cortile, visto il nostro smarrimento, siamo avvicinati da un monaco di nome Dimitrios; è di origine cipriota ma parla discretamente l'italiano poiché, prima di farsi monaco, ha studiato per un certo periodo nel nostro paese. Dimostra una trentina di anni e ci osserva con uno sguardo penetrante dietro le lenti bordate da una pesante montatura. Il volto, pallido, è incorniciato da una lunga barba nerissima che a tratti pare mandare bagliori blu. Già di per se molto alto, indossa lo skufos coperto dal velo e questo lo fa sembrare un gigante. Ci prende sotto la sua tutela e, accompagnandoci all'interno della chiesa, ci spiega le regole di un monastero cenobitico e la vita dei monaci. Mentre stiamo per entrare nel Katholicon, incrociamo un monaco molto anziano, dai capelli bianchi e le ciglia cispose sotto le quali ci osservano insistentemente due occhi vacui, quasi spenti. S'informa sulla nostra nazionalità e, scoperto che siamo italiani, sibila malevolo: "Katholik, Erethik!!!"