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"I bei racconti di Silvio Marengo mi hanno per un attimo riportato a quegli anni, quando era normale andare a chiedere consiglio ai settemini e ai guaritori, quando in casa sentivo mio padre e i suoi amici cacciatori narrare di inseguimenti, trappole, colpi di fucile, con lepri, pernici, marenche che sfidavano ogni giorno l'uomo, lottando per la propria sopravvivenza e per quella della prole. Un mondo arcaico, per certi aspetti primitivo, con le sue leggi, infiniti episodi di complicità tra uomo e animali, una familiarità che risultava evidente già a partire dai nomi perché era normale che anche i gatti, i vitelli, persino le galline, avessero un segno distintivo, un soprannome, un difetto fisico o una particolarità nel piumaggio, nel pelo e nel colore che li distingueva uno dall'altro. Solo un veterinario amico della natura e degli animali poteva accompagnare tutti noi a riscoprire quel mondo e a riascoltarne in silenzio le voci."