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"Oggi i linguaggi si sono moltiplicati. Si è accresciuta la loro potenza. E il mercato è divenuto una specie di nuova Natura. Si è rimitizzato. Tutta la modernità peraltro è un processo di rimitizzazioni e demitizzazioni. E la critica e la scienza restano il paradigma fondativo della nostra cultura. Avremo quindi bisogno di nuove mappe. Ma possiamo dire che non siamo usciti dalla modernità. Il moderno progredisce ritornando su se stesso, ritrovando la via, riscoprendo la critica" affermava Guido Guglielmi in un saggio centrale del 1997, riproposto in questo volume assieme ad altri sulla teoria della letteratura e sui grandi narratori che hanno segnato la modernità, da Svevo a Joyce, da Beckett a Volponi. Nel nostro presente sempre più esposto al vacillare di punti di riferimento in grado di interpretarne la complessità, non può che fare bene riascoltare, a quasi quindici anni dalla scomparsa, le riflessioni di quel pensatore dalla mente acutissima, che credeva nella forza del dialogo, nella vitalità di una ricerca da compiere assieme.