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"Che senso ha?". Il protagonista Costan se lo chiede continuamente. Una domanda insistente, necessaria, che non risparmia i semplici strumenti della quotidianità né quel tessuto solo apparentemente immobile che fa da sfondo alla cosiddetta "routine". Così una fermata del tram può diventare il palcoscenico di riscoperta del sé e dell'altro; uno stereo il ponte di congiunzione fra generazioni diverse. È in mezzo a tutto questo che Costan muove i primi timidi passi fuori dalla propria bolla personale, stabilendo una nuova linea di confine fra il dentro e il fuori; e mentre i luoghi della città intersecano quelli dello spirito, l'intimità diviene terreno da difendere a ogni costo. Aiutato da un figlio in crisi, una ex moglie incredibilmente di supporto e un nuovo, inaspettato gruppo di "passeggeri", il protagonista intraprenderà un viaggio sempre più in profondità: perché da soli è tutto più difficile, di sicuro; ma anche perché il "senso" è inscindibilmente legato alle pause, ai non detti, all'armonia che c'è anche quando non la senti con le casse dello stereo.