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L'indagine condotta in queste pagine ripercorre la costruzione della figura del delinquente nell'Italia postunitaria, all'interno della relazione tra letteratura e scienze medico-giuridiche che ha caratterizzato questo periodo storico, e mostra come il delinquente abbia rappresentato una delle principali figure dell'alterità su cui si è sviluppato il processo di costruzione dell'identità nazionale. Attraverso l'osservazione incrociata dei "romanzi giudiziari" e degli studi di Cesare Lombroso e dei suoi allievi, si dimostra quanto la cultura scientifica e quella letteraria abbiano condiviso una vera e propria ossessione verso la criminalità, contribuendo entrambe a rafforzare il paradigma della difesa sociale. L'analisi si concentra in seguito su due romanzi - "La Colonia felice" di Carlo Dossi e "Il romanzo di Misdea" di Edoardo Scarfoglio - che presentano due caratterizzazioni del delinquente esemplari del processo di costruzione di questa figura: il delinquente-selvaggio e il criminale-folle, Seguendo i numerosi fili che intrecciano testo romanzesco, cultura medico-giuridica e contesto politico, emerge un'immagine per molti aspetti inedita dei due romanzi in questione, se non dell'intero profilo dei rispettivi autori.