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In questo dramma in tre atti, rappresentato per la prima volta nel 1915, si affronta il tema delle atrocità subite dalla popolazione belga ad opera dell'esercito tedesco durante il primo conflitto mondiale. Annie Vivanti non solo denuncia gli stupri commessi dai soldati tedeschi in Belgio - lasciando emergere la violenza attraverso un lungo gioco sadico tra alcuni ufficiali tedeschi e due donne belghe: Luisa e la giovane Chérie - ma solleva la delicata questione delle conseguenti gravidanze, che imprimevano l'onta della contaminazione nella donna, introducendo un altro controverso tema: la giustificazione dell'aborto. "Mille volte al giorno ringrazio Iddio che la mia bambina ammutolita non possa domandarmi: 'Mamma, che cosa pensi?'. Dovrei dirle: 'Penso che sono maledetta tra le donne, che sono indegna di alzare la fronte. Penso che porto nel mio seno un essere immondo che renderà eterna l'onta che ho patito'".