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Attraverso la storia di Carmela Minino, l'autrice ci conduce dentro la vita delle ballerine di fila, lavoro faticoso e malpagato, su cui si riversano i pregiudizi di dubbia moralità dell'epoca. "Qualcuno la perseguitava per due o tre giorni, per una settimana, dicendole sempre le stesse cose, volendo tutti la medesima cosa, ingannarla, cioè, pensava lei, condurla al peccato". Il romanzo si apre con una scena che rivela subito le scarse risorse di Carmela, la quale fatica a raggranellare il denaro necessario ad acquistare una corona di fiori da porre sulla tomba della sua madrina, e conduce un'esistenza "così povera, meschina, abbandonata, senza altre risorse che le sue gambe di ballerina, di cui spesso gli impresari non volean sapere, senz'altro pane che quello guadagnato con i battement e gli entrechat che si pagano a due lire, a due lire e cinquanta a sera". Riuscirà Carmela, povera, onesta e poco attraente, a coronare il suo sogno d'amore per un giovane nobiluomo napoletano?