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L'antropologia nasce nel XVIII secolo come apparato scientifico giustificativo dell'impresa coloniale sviluppandosi nel tempo attraverso la costante tensione tra l'osservatore, generalmente l'europeo, e l'osservato, il cosiddetto "selvaggio" abitante delle terre colonizzate. Consapevole del forte carattere di prevaricazione che ne ha contraddistinto le origini, l'antropologia più recentemente ha ridefinito il proprio impianto di ricerca. Nel volume, dopo un'ampia disamina degli obiettivi e dei metodi della disciplina, vengono descritte le maggiori correnti. Tra gli argomenti principali: il dibattito evoluzionista (Darwin, Spencer, Tönnies, Durkheim, Tylor, Smith, Frazer); l'antropologia nordamericana (Morgan, Boas, Kroeber, Benedict, Mead); la scuola etnologica francese (Lévy-Bruhl, Mauss, Hertz, Van Gennep); il funzionalismo (Malinowski), lo struttural-funzionalismo (Radcliffe-Brown), lo strutturalismo (Lévi-Strauss); l'etnologia militante in Italia (Ernesto de Martino); l'antropologia interpretativa (Geertz), economica (Polanyi), post-modernista.