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In gioventù l'Eusebio Cozzi amava il calcio e giocava da becco, unica soddisfazione di un'esistenza grama. Un susseguirsi di tribolazioni, il lavoro pesante e malpagato, la perdita della moglie, il nuovo matrimonio ridotto a faticosa sopportazione, gli amori scombinati della figlia tra uomini in divisa e giovani di primo pelo, la bravate del nipote ospite affezionato delle patrie galere. E come ciliegina sulla torta due aggressioni subite la prima ad opera dei fascisti nel ventennio e la seconda da parte dei comunisti dopo la Liberazione. Perché il destino è tanto avverso? Rovino tutto quello che tocco, sospetta il becco, e porto rogna.