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Eva è una donna omologata: madre apprensiva, moglie efficiente, impiegata in un'azienda che la costringe alla pendolarità tra Laveno e Saronno, casalinga perfetta. Il ruolo femminile nella sua famiglia piccolo borghese di provincia è dunque svolto al meglio, finché l'imprevisto di una mattina diversa dalle altre la mette in crisi proprio su quel treno che prende da undici anni. Nell'arco di ventiquatt'ore, la vita le si capovolge. Costretta a rivalutare relazioni e sentimenti in un mondo che credeva di conoscere, le scelte da intraprendere saranno definitive. La lietezza dell'epilogo soggiace all'interpretazione soggettiva, poiché l'amore è qui visto come un Deus ex machina che giunge a riscattare i diritti dell'anima a dispetto delle convenzioni. Marco Marcuzzi, che ci ha abituati al noir e al giallo classico, ci sorprende con una storia psico-sentimentale consapevolmente usitata e altresì incalzante, velata di suspense ed eros, in un crescendo che non prevede omicidi ma nel quale le miserie umane e il cinismo permangono. Ancora una volta è complice la bellezza del Lago Maggiore, delineata come parte integrante della narrazione.