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Giochi pericolosi per scoprire il buio freddo e inspiegabile della violenza tra i bambini. Marina, unica superstite di un incidente stradale in cui ha perso entrambi i genitori, viene accolta in un orfanotrofio. Con il suo arrivo, il piccolo mondo delle bambine, circoscritto fra le pareti dell'altero edificio e il perimetro del giardino nel quale campeggia la statua nera di Sant'Anna, viene sconvolto per sempre: "Noi eravamo state felici prima che arrivasse Marina con il suo passato". La presenza dell'intrusa fa vacillare non solo le loro fragili sicurezze, ma la loro stessa gioia di vivere, fondata fino ad allora su piaceri semplici - il bagno mattutino, il cibo, le canzoni, i giochi, il profumo delle lenzuola pulite - che adesso, nel confronto con l'esperienza di vita di Marina, da lei rievocata con innocente perfidia, divengono insignificanti. L'iniziale senso di disagio nei confronti della nuova arrivata si trasforma a poco a poco in un'ostilità aperta fino a culminare nella crudeltà. Tuttavia, gli stati d'animo che sottendono la narrazione, come tutti i sentimenti di forte intensità, non sono mai univoci, ma oscillano incessantemente fra opposti estremi: rancore e ammirazione, paura e desiderio, da una parte, e consapevolezza sdegnosa della propria diversità, ma anche bisogno di sentirsi amata, dall'altra.