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«Trovata nella notte una zattera molto danneggiata e già occupata da altri naufraghi vi sono rimasto 27 ore finché un caccia greco non mi ha preso». Così, dal disastro di Capo Matapan, iniziano i diari di Fosco Guidugli (FG) quando il 28 marzo 1941 sull'incrociatore Fiume è colpito e ferito dalla salva partita dall'ammiraglia inglese Warspite e si getta in acqua poco prima che la grande nave dopo un forte sbandamento affondi alle ore 23,15. Naufrago, prigioniero di guerra in Grecia, liberato dagli alleati tedeschi, di nuovo prigioniero degli ex alleati, dopo l'8 settembre 1943, deportato in Germania e in Polonia e da Internato militare utilizzato come lavoratore coatto negli ultimi due anni del conflitto. «Dio mio quanti paesi dai strani nomi mi dividono dalla mia Patria, dai miei cari! Povero me! Dove andrò a finire!», a Thorn sulla Vistola, «Paese situato nel conteso corridoio polacco a pochi chilometri da quella città che ha fatto scatenare questa guerra tanto rovinosa per tutto il mondo, Danzica!». Ma da questo primo approdo sarà trasferito in molti altri campi nell'area compresa fra l'Oder e la Vistola, i due grandi fiumi degli scontri finali fra l'Armata Rossa e la Wehrmacht.