Tab Article
«Il giardino in Cina e Giappone è il luogo del paradosso: esso stabilisce l'impermanenza elevandola a estetica e arte del vivere. Anziché fondarsi sulla tensione verso la bellezza, questa estetica va in cerca della naturalezza attraverso il culto del grezzo, del goffo e del semplice. E, se la naturalezza può essere il colmo dell'artificio - altro paradosso -, essa non è neppure equilibrio e armonia con la natura. I minerali e le piante che popolano i giardini cinesi e giapponesi sono modelli di adattabilità alle vicissitudini e, in questo, ci insegnano la saggezza. Il respiro di cui sono animati, le qualità che sono loro attribuite ci aiutano a sperimentare la vita quotidiana in maniera più intensa e con maggiore leggerezza di spirito. Per questo, la presenza predominante di rocce e montagne artificiali non è destinata a un giudizio puramente edonista: se è il piacere a guidare il visitatore, questi rimarrà intriso di una morale da assumere nella vita. L'esperienza estetica del giardino non è allora staccata dal mondo: estetica ed etica sono inseparabili, anche nei gesti più quotidiani».