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Lo sfruttamento del lavoro nel regime industriale si esercitava sui corpi, i muscoli, le braccia. Oggi si esercita sul linguaggio, l'intelligenza, gli affetti: siamo nell'epoca dell'anima al lavoro. Quali sono gli effetti patogeni - sulla vita, le relazioni - di questa cattura della sfera più intima del soggetto da parte del Capitale? Che ne resta del pensiero critico alle prese con epocali trasformazioni del lavoro e della tecnologia? Nel panorama filosofico degli anni Sessanta e Settanta il processo di sussunzione del lavoro fu definito a partire dal concetto di "alienazione". L'operaismo italiano rovesciò tale prospettiva con la parola "estraneità", aprendo così ai corpi una via di fuga oltre i cancelli di fabbrica.