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La Commissione d'inchiesta definì la camorra come "l'atto di prepotenza, col quale uno o più individui s'impongono ad altri individui per ottenere, con minacce, vie di fatto, o subdolamente, una somma, una utilità, un servigio, una preferenza, bene spesso un continuo contributo forzato sul loro guadagno". Insomma una vera e propria "associazione delittuosa di gente prepotente". Ma la Commissione non si limitò a questa sola definizione. Essa comprese che si trattava di un fenomeno assai complesso e che riguardava sì gli strati più bassi della popolazione, ma coinvolgeva direttamente anche le classi sociali più elevate. In particolare la Commissione definì "alta camorra" quella praticata "dai più scaltri e audaci borghesi" i quali, approfittando della ignavia e della miseria, riuscivano a ricavare lauti guadagni brigando nelle adunanze politiche, nelle pubbliche amministrazioni, nei circoli e nella stampa cittadina per ottenere appalti e praticare commerci.