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La formazione prima di tutto giuridica dell'autore ha permesso risultati di oggettivo valore sia quanto ai rapporti fra legge e reato, fra crimine e repressione, fra legislazione e potere; sia nella ricostruzione del sistema giudiziario postunitario nelle sue articolazioni anche locali, quelle delle tre preture di Pennabilli, San Leo e Sant'Agata Feltria. Su queste basi, che potrebbero apparire asettiche e algide, s'innesta una narrazione di sangue e calore e vita: sono storie, sono uomini, sono fatti e luoghi, «un mondo remissivo ma nello stesso tempo selvaggio», soggezione supina e ribellione anarchica. La narrazione ha il sopravvento nella seconda parte del libro, dedicata al caso Martignone e al mondo della miniera: un mondo, che ormai pochissimo ha più a vedere col preesistente e circostante mondo contadino - il mondo innocente e affamato e crudele del "danno dato" e del "furto campestre" - dove il delitto è quasi sempre passionale e individuale.