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Scrive Otello Amaducci, in apertura del libro: "L'intento che mi ha sostenuto è stato quello non di raccontare una grande storia, ma di dipanare le vicende che negli anni hanno visto operare in parrocchia persone che nel quotidiano vivevano la vita di fede e si mettevano, ciascuno coi suoi talenti, al servizio della comunità ". L'oltrefiume, l'Oltresavio... il Campino: dove la chiesa di San Rocco migrò dopo che la violenza della guerra l'aveva divelta dal nativo Borghetto. Pensando a quel passaggio, il parroco don Paolo Pasolini annota nella sua premessa: "Con la costruzione della nuova chiesa oltre il fiume Savio, comincia un'epoca nuova per tutto il Quartiere Oltresavio, chiamato a superare le divisioni politiche per affrontare i concretissimi problemi delle famiglie. Il vento del Concilio ha soffiato anche da queste parti, muovendo la Comunità verso nuovi orizzonti e aprendola a un nuovo dialogo col mondo moderno, a costo di qualche incomprensione e di qualche "incidente". Dopo quattrocento anni ci dobbiamo chiedere ancora: perché esiste la parrocchia di San Rocco? Dobbiamo rispondere come fu all'inizio, nel 1615: "Perché altrimenti ci sarebbero pecore senza pastore!".