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"Ventitrè bellissime poesie, dense di figure, in un linguaggio fatto di cose, ma vibranti nel loro valore di correlativi oggettivi, di simboli. E in questo sta tutta la loro indiscutibile modernità. Nel suo dialetto, Laura evoca la sofferenza del chiuso, il punto acuto del disagio, la distanza tra il vissuto e il sognato, tra il 'paese' e il 'mondo': una condizione esistenziale spoglia di ogni elegiaco richiamo alle cornici rustico-paesane del dialetto, in versi asciutti e brevi, scanditi nel silenzio di un'angoscia sottaciuta, dove ogni parola, ogni faticata, reticente sillaba è un bàttito della solitudine. Nelle dieci nuove poesie che costituiscono la seconda parte della raccolta ritroviamo i temi cari a Laura: l'invecchiamento delle creature umane e naturali, la legge del tempo, la morte e i morti, i minuscoli prodigi della terra..." (dall'introduzione di Andrea Brigliadori)