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Le mani grandi e nodose di mio padre e mia madre, che un'operosità ininterrotta e partecipe aveva reso forti e versatili, incarnazioni di lucida intelligenza, di lunga memoria, di attenzione vigile e soccorrevole: quelle mani così mutevoli nel loro paesaggio fatto di nervature, rughe, fosse e fossette, nonché di vene e vasi, le immagino come la materializzazione in divenire del cervello di cui riflettevano l'enigmatica invisibile complessità. Le due mani accostate a formare una figura simile ai due emisferi cerebrali suggeriscono con plastica evidenza simbolico-espressiva il nesso ontologico con l'anima e appaiono così idealmente protese verso il cielo, come ramoscelli sconfinanti nell'azzurro profondo, protensioni dell'anima nel tempo e nello spazio delle nostre vite.