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Cos'hanno da dirsi un padre attempato e una figlia matura? Praticamente niente perché entrambi sanno molto l'uno dell'altra o almeno così credono. Ma le loro occhiate tradiscono sia l'uno che l'altra, figuriamoci poi i silenzi e certe facce! E cosa passa per la testa di un padre durante pochi giorni di ferie? Pure niente perché conosce quasi tutto di se stesso o crede di saperlo. Ben presto il vuoto smaschera tanto scibile in particolare durante i silenzi della marcia e, complice la fortuna, il senso fa capolino e si presenta, si fa ammirare e si lascia penetrare. Questo scritto ripercorre un viaggio di piacere, un'usanza attuale, un dono moderno, un fatto umano, ma ricorda anche un viaggio antico, lontano: quello di Enea in fuga con il vecchio padre Anchise in spalla e il figlio Ascanio per mano. La figlia Karin e papà Gabriele, invece, sulle spalle portano se stessi, si danno un tono, hanno da tenere per mano il loro cuore, il loro spirito e il senno, affinché resti pieno, desto e anche sano.