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Nel suo ultimo libro Roberto Lorenzini presenta una serie di riflessioni sulla teoria e la prassi della psicoterapia, su alcuni meccanismi disfunzionali del pensiero che generano vera e propria psicopatologia o malesseri sottosoglia per una vera e propria diagnosi ma più che sufficienti per amareggiare l'esistenza costellandola di numerose tribolazioni. L'autore pone l'attenzione anche ai fenomeni socioculturali che si riverberano all'interno del setting terapeutico. L'empatia e l'amorevole compassione che l'autore prova verso i pazienti e i giovani colleghi cui idealmente si rivolge è controbilanciata dalla manifesta antipatia verso tutto ciò che si pone come regola assoluta, categoria, divisione (diagnosi, protocolli, tecniche, setting rigidi) che codifichi e imbrigli la ricchezza dell'incontro tra due anime che è il fulcro vitale di ogni psicoterapia. Con ciò l'autore si pone fuori dalla attuale tendenza verso la protocollizzazione e la scelta di interventi EBM in odore di eresia. Il tono è discorsivo come un confronto con colleghi più giovani cui l'autore vuole trasmettere qualche certezza e, soprattutto, i molti dubbi che 40 anni di pratica clinica continuano a generare.