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Il titolo completo è "Scampoli di storie che non ce la fanno a diventare una vita" per ricordare quei negozi di tessuti che vendevano a buon mercato tagli di stoffa pregiata, ma insufficienti per un abito intero (i rimasugli) che mia nonna cuciva insieme per rivestirmi in qualche modo: pezzi troppo belli per gettarli, ma troppo piccoli per bastare da soli. Ognuno dei personaggi, infatti, meriterebbe di diventare un romanzo, ma servirebbe un sarto più fantasioso a decorarli. Quegli abiti raffazzonati per durare più a lungo ad un certo punto venivano anche rivoltati, allo stesso modo ognuno porta dentro di sé la sua ombra perchè come diceva Pascal non siamo talvolta angeli sublimi e talaltra demoni immondi ma angeli e demoni, insieme. Le storie dove fanno continuamente capolino l'amore, la morte e il caso, le ho rubate da quelle che non mi stanco mai di ascoltare dei miei pazienti, dalle mie storie personali più banali. Spesso i personaggi si collocano agli estremi di un unico continuum finendo paradossalmente per assomigliarsi. L'apparente cinismo freddo e distaccato e l'ironia beffarda sono solo una mia antica difesa da un coinvolgimento intimo profondo temuto perché foriero di intollerabile sofferenza quando sarà il momento dell'ineludibile distacco.