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La biopolitica asservisce i corpi a colpi di immagini e di slogan. Ma il corpo sfugge sempre alle identificazioni prête-à-porter. Il godimento lo deborda, lo sorprende, lo "traumatizza". La psicoanalisi accoglie questo corpo proprio perché di questo trauma, a partire da questo trauma, parla. L'ultimo insegnamento di Lacan, nel modo in cui Jacques-Alain Miller lo delucida, affronta il godimento al contrario rispetto ai miraggi dell'edonismo. Nell'esperienza di un'analisi si parte dal sintomo che fa soffrire. Si tende a ridurlo tramite il suo senso, la sua storia, la sua logica. Esso può dunque scriversi diversamente, produrre degli effetti di creazione, artistici o meno. È così che Lacan legge Joyce, concependo una lingua atta ad alloggiare il godimento e mostrandone la logica. Una volta situata l'impasse del conformismo e della sua ombra di segregazione, rimane da supportare il corpo che si ha, facendo valere questo avere primario che oltrepassa l'essere, i suoi sortilegi e gli ultimi prestigi del padre.