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Cibo: parola che raccoglie in sé una pluralità di significati, nucleo centrale di un'esperienza ineludibile e condivisa da tutti. Quando diciamo cibo, ci riferiamo ad ogni tipo di sostanza che rende possibile il nutrimento, ma non solo: esso scandisce e condiziona, da una parte, i ritmi del nostro esistere, dall'altra, anche quelli del nostro sentire. Poiché la sua assunzione produce modificazioni continue dello stato umorale in un'alternanza tra piacere e sofferenza: non solo il generico benessere dell'esser "pieni", ma anche l'angoscia dell'esser "vuoti". In un'alternanza, tra presenza e penuria, che, quando diventa assenza, scatena il bisogno di migrare per cercarlo. Ma il cibo è anche simbolo mediatore del nostro rapporto con la Natura, di una dipendenza necessaria che ci ricorda durante tutta la vita la nostra appartenenza, il nostro legame con la Madre Terra. Il cibo, ci rammenta la durata e la finitudine. La ciclicità. Il mutamento. Infine, con la nostra morte, diventiamo cibo noi stessi, tornando alla terra.