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Riprendendo il filo del discorso attraverso le tracce dei focus tematici del libro non ci si può non porre la domanda: ancora l'identità? Non ne abbiamo avuto abbastanza? Una parola sulla bocca di tutti: gente comune, intellettuali, scrittori, filosofi, antropologi, psicoanalisti, biologi e così via. Identità come riconoscimento, identità come momento di crisi, identità predatoria, sessuale, di genere, di specie, culturale, etnica, individuale, collettiva. Può avere un senso riproporre una riflessione sull'identità se la consideriamo come un'occasione e, allo stesso tempo, un territorio in una mente aperta al sociale che contiene in sé gli aspetti più contraddittori dei vari gradi dell'esistenza che oggi si pongono come cruciali nei processi di trasformazione del mondo attuale e nei loro effetti sulle culture, gli individui, i gruppi. Il concetto di identità, allora, può essere svincolato da quell'aura di necessità, che le si attribuisce, per collocarla nella categoria di quei termini, che denotano la relazione stretta tra il sociale e l'individuale, lo psichico e l'ambiente, la cultura e la natura, che colgono il senso dell'imperfezione.