Tab Article
Il mondo poetico di Claudio Roncarati prende avvio dal suo vissuto autobiografico di psichiatra e psicoterapeuta. Roberto Pani lo definisce come "un testo post moderno (...) eclettico, ironico, fa ricorso al collage partendo dall'assunto che la complessità del reale non può essere descritta da un unico discorso conoscitivo". In "La fata fatua e lo psichiatra" l'autore ripropone questa stessa tematica e prosegue il suo discorso poetico, differenziato in nuove sezioni: alle prime due, "Psichiatria poetica" e "Poesia applicata", ne aggiunge altre quattro, "Rimando in Romagna", "Citazioni", "Carpe diem" e "Marcondirodirondello". I titoli rimandano alle intenzioni ludiche del poeta, il cui libro, giocato su un tono di stravagante leggerezza, sembra volerci diversamente interrogare sottoponendoci a una scommessa: si possono dire verità sgradevoli o addirittura dolorose attraverso un linguaggio che si sottrae alla pensosa serietà dei "poeti laureati"? Si può usare la leggerezza di accento per disinnescare i campi minati della poesia "seria"? La scomessa sembra vinta.