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Nel corso della seconda guerra mondiale, il coinvolgimento della popolazione civile ha assunto dimensioni difficilmente paragonabili a qualsiasi epoca storica. Il numero dei morti a seguito degli «effetti collaterali» delle operazioni belliche si è rivelato tuttavia inferiore a quello originato dalle politiche razziali, dai progetti di desertificazione di intere regioni dell'Europa orientale e balcanica, dalle tattiche di controguerriglia e dai bombardamenti strategici. Neppure i civili italiani, nella loro scomoda veste di aggressori più o meno consapevoli ed entusiasti, sono stati dispensati dalla discriminazione razziale - funzionale al successivo sterminio nei campi di concentramento - dalla distruzione di interi abitati e centri produttivi, da stragi ed eccidi ingiustificati. Quali furono le disposizioni e gli effetti delle «leggi della vergogna»? Questo saggio intende offrire al lettore alcune interpretazioni avvalendosi degli studi dei maggiori storici italiani e internazionali.