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Ogni paese, ogni popolo, ha il proprio «altro», non realmente diverso, ma specchio delle proiezioni collettive. Ciascuno di noi ha il proprio «altro», che viene spesso deriso fino a divenire bersaglio potenziale di un'esplosione di violenza. Oggi, per noi europei, questo «altro» è innanzitutto l'immigrato, sempre più frequentemente di religione musulmana, che s'installa nel nostro suolo. La psicoanalisi apporta un chiarimento prezioso sui rapporti complessi che ciascuno stabilisce tra la cultura di origine e la cultura di accoglienza, così come sulla percezione dello «straniero», in particolare musulmano, sulla relazione dell'immigrato con le proprie radici. Con una scrittura sempre accessibile e con lo sguardo di testimone, oltre che di psicoanalista, Nazir Hamad prende parte al dibattito contemporaneo, in particolare a quello relativo all'etno-psichiatria. In un modo vivace e profondo, l'autore abborda i problemi posti dal nome di famiglia straniero, la questione della relazione con il padre, quella della lingua straniera e del poliglottismo e la sfida del mondo moderno all'identità musulmana.