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"Scrivere ti pulisce il sangue. Molti passaggi di Jazzman li ho immaginati camminando per le strade di Mosca e scritti in piacevole solitudine ai tavoli di 'Goodman' a due passi dalla Piazza Rossa, aspettando la mezzanotte e che il gigante buono aprisse le porte del 'Che'. È stato bellissimo!" Per Viktor lui rappresentava l'incarnazione moderna e commovente dell'esule romantico. Un individuo fuori dal suo tempo, ostinato, controcorrente, felicemente ramingo, avido di libertà, ma schiacciato inesorabilmente da un fardello di inquietudine che lo costringeva in una condizione ai limiti del patologico. Un uomo che, se da una parte trovava nella musica uno sfogo decisamente sublime e originale, dall'altra era condannato ad una esistenza burrascosa, in perpetuo sconfinamento tra euforia e disperazione.