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Era lì che Antonino amava rifugiarsi nei momenti in cui avvertiva l'amarezza, il nodo in gola prima del pianto; attimi in cui voleva urlare la sua rabbia contro il cielo e versare lacrime lontano da occhi indiscreti ed invadenti. Ma le sue grida generavano nient'altro che una flebile eco; poi silenzio e solitudine. Dalla cima di quell'erta chiamata la "scomonica", a un chilometro da Terranera, spingendosi fino all'estremità del picco e andando ancora un po' più in là con lo sguardo, si godeva di una vista che catturava non solo l'occhio ma l'animo intero.