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Nell'immaginario collettivo la figura di Garibaldi è associata all'uomo d'azione, all'impresa dei Mille, allo stratega militare e non a quella più propriamente politica. Se la figura "eroica" bene si identifica con gli anni sessanta, almeno fino allo sfortunato tentativo di Mentana e con un ultimo epilogo nella guerra franco-prussiana, non bisogna dimenticare l'attività politica che caratterizzò all'incirca l'ultimo decennio della sua vita, attività tesa all'affermazione del laicismo, non senza aspri atteggiamenti anticlericali, di un pacifismo universale, del progresso della scienza come motore per la redenzione dell'umanità, di un socialismo umanitario e legalitario. In questo contesta Garibaldi rappresenta la figura chiave dei rapporti tra massonerie e nascente movimento socialista legalitario, un sorta di archetipo per una parte di massoni e protosocialisti che, come lui e soprattutto ispirati dal suo impegno, cercarono di coniugare l'umanitarismo massonico e le idealità socialiste.