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"Nello spazio luminoso di epifaniche stagioni l'autore riesce a moltiplicare il senso del tempo e a renderlo polifonico. Nel tempo e con il tempo lui proferisce la sua parola, scrive, scava, edifica, lascia che accada la verità della vita. Ne nasce una riscrittura infinita, che si allarga in accordi orizzontali e si innalza in connessioni verticali. La forza germinante dell'eterno riandare e tornare, che scivola e s'infiltra tra le sillabe, conserva nei testi uno stupefatto e trasognante esserci creaturale, quasi impalpabile ricordo di un battito antico, di un tempo, che già rinasce mentre muore. I versi, vibranti al muto richiamo dell'ora, sospesi sulla conca di luce di tutti i ritorni, sono un continuo risorgere nell'esperienza vitale della poesia, che fa di ogni lessema - pietra, tralci, ombra... - un seme fecondo di incessante metamorfosi". ((Merys Rizzo Spasaro)