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In La ferita del possibile c'è l'urgenza di tracciare un itinerario umano e affettivo, che spinge il poeta a derogare da codici artefatti, se non addirittura a situarsi, con i dovuti "scarti", in una struttura classica del verso che con le sue delicate scale è l'unica capace di rappresentare questa cavalcata poetica, che è intima, ma pure tiene un connotato ampio, che va al di là del gioco personale e autoreferenziale, in questo canto senza nomi, dove la poesia non è mossa da contingenze, calcoli o storie minori, ma aperta al mare incessante dei sentimenti, in una emozione piena di appelli e invocazioni profonde, come in questi versi: "Ma io cerco soltanto/la forma di una mano,/ quella che tu mi hai teso/la sera dell'addio."