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"L'anello che non tiene" nasce da un bisogno, da una "febbre interiore": non certo di rendicontare, raccontare, delimitare o fornire la chiave di soluzione degli "Assolutie" dei problemi del mondo, ma dall'urgenza, piuttosto, di accompagnarsi al lettore in questo straordinario viaggio che è il treno della vita e percorrere assieme a lui un tratto di strada dove il traffico delle parole fa solo da sfondo. Cessa, ad un certo punto. Per scomparire e far posto al silenzio degli sguardi, al gesto, ai comportamenti che qualificano la vita di ciascuno di noi; all'evento di un martellante ed inesauribile "sentire interiore", a partire dal quale sgorga, lievita e feconda la trama e la direzione della nostra vita, il significato e l'orizzonte di senso di ogni uomo nel mondo. Ecco, "L'anello che non tiene" è tutto questo: quel centro interiore dell'anima. Che è poi il luogo della poesia. Ebbene, il viaggiatore-viandante di questo libro si muove e si addentra nel mondo-della-vita sorretto e confortato da uno tra i più validi principi e sentimenti del nostro io: e cioè, che l'intera nostra vita è "sete d'amore". "La scienza offre solo sapienza - scrive Gilkey - ma virtù e saggezza fioriscono ... Altrove!" Dove l'Altrove è il mistero e il desiderio inesprimibile di "quel paese nel quale non siamo mai nati", ma verso il quale tendiamo e siamo sempre in cammino. C'è, insomma, secondo Attilio Scarcella, in ciascuno di noi, una dimensione cosmica...