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In una stanza di uno storico palazzo torinese, un uomo giunto al termine di un'esistenza tormentata e avventurosa ripercorre le vicende che lo hanno visto protagonista e testimone. Ex colonnello dell'esercito sabaudo, giornalista di fama europea, J.M. rivive così nella sua memoria gli eventi che hanno segnato il nostro Risorgimento, dai moti liberali del 1821 alla prima guerra d'Indipendenza, dalla spedizione in Crimea agli intrecci tra criminalità comune e politica, fino alla prima strage di Stato, legata al trasferimento della capitale da Torino a Firenze. Basato su diari e documenti d'archivio, questo 'fuilleton' è qualcosa di più di un semplice divertimento d'autore. Raccontando da un'angolatura particolare i fatti e i personaggi «che hanno fatto l'Italia», mostrandone i lati ambigui e sconcertanti, l'autore riesce a dare un'evidenza inquietante al parallelismo tra le vicende della nascita dello Stato unitario e quelle che hanno inquinato la vita dell'Italia democratica del nostro tempo. È solo comprendendo, al di là della retorica scolastica, come è nata male l'Italia di Vittorio Emanuele II e di Cavour, di Mazzini e di Garibaldi, che possiamo sperare di capire che cosa non funziona nell'Italia di oggi.